Dieci anni di mancata crescita. È il male dell'Italia, frutto di immobilismo e di riforme mancate. Basta guardare i numeri : il Pil pro capite tra il 2000 e il 2009 è calato del 4,1 per cento. Fatta 100 la media europea, nel 90-91 il Pil pro capite italiano era 106. Nel 2000 siamo scesi a 95 e nel 2014 arriveremo a 90. Totale fanno 11 punti. È la fotografia del paese tracciata dal Centro studi di Confindustria. Servono le riforme, ha detto il direttore Luca Paolazzi, presentando lo studio che è la base del dibattito del convegno "Libertà e benessere, ltalia al futuro" che si svolge a Parma. Anche la crescita degli anni 70 e 80 ha sottolineato Paolazzi, era drogata dalla svalutazione e dall'aumento del debito pubblico. Bisogna voltare pagina, perché senza crescita non c'é benessere. Puntando su mercato, merito e legalità, come emerge dal sondaggio realizzato dalla Demos e Pi per il Centro studi di Confindustria.

L'Italia è un paese bloccato, che non cresce. Con vincoli che tagliano le gambe alla libertà d'impresa e di conseguenza l'innovazione e il benessere. Colpa di una Pubblica amministrazione «ipertrofica», di un fisco elevato che drena risorse. Per voltare pagina sono urgenti le riforme, innanzitutto della Pubblica amministrazione, un taglio alla spesa pubblica improduttiva e al carico fiscale.

Basta guardare le classifiche internazionali per rendercene conto: siamo il paese meno libero d'Europa. Le nostre imprese hanno una libertà pari a 35, ben sotto la media europea, che è 57, e a distanza siderale rispetto al paese più libero, l'Irlanda, (74). Siamo ultimi, con 31, nella libertà dal fisco; ultimi, con 18, nella libertà dalla regolazione; penultimi, prima della Grecia, nella libertà d'impresa. Dove facciamo meglio è nelle regole del mercato del lavoro, con 48 (ma sempre sotto la media europea).

È uno dei motivi perché l'Italia cresce meno non solo delle aree più dinamiche della Ue, ma anche dalla media comunitaria. Dal 2000 al 2009 siamo cresciuti sistematicamente un punto in meno rispetto alla media della Ue a 27: noi +0,6, gli altri +1,6. Con il risultato che, fatto 100 il Pil italiano all'inizio del 2000, l'Italia ha chiuso il 2009 con un Pil a 106, lo stesso livello del 2003, l'Europa a 117 (come nel 2006) e che in nessun anno l'Italia ha fatto meglio dell'Europa.

A mettere in evidenza questi numeri è lo studio preparato dal Centro studi di Confindustria, presentato al convegno di Parma. In platea, nella sede della Fiera, più di 5mila imprenditori, un record storico, ad ascoltare i numeri che fotografano l'Italia e le ricette per risalire la china. Con protagonisti italiani e internazionali: da Joaquin Almunia, commissario europeo alla concorrenza, al presidente Bce, Jean Claude Trichet. E poi ancora i ministri dell'Economia e del Lavoro, Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi, i leader sindacali di Cgil e Cisl, Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni, l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, quello di Intesa SanPaolo, Corrado Passera, e di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. Fino agli ultimi due interventi del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

VIDEO / La diretta del convegno
Aggiornamenti video-1 / La presentazione della due giorni di Parma
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La ricetta delle imprese per la crescita
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Speciale convegno Libertà e benessere

 

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